A Pura, lungo il fiume Magliasina, sta rifiorendo un'attività ittica che alleva, in sintonia con la Natura, trote con i marchi Bio e Ticino.
A pochi passi dalla caotica rete viaria, in zona di Caslano, si nasconde un piccolo paradiso, popolato da oltre 100mila pesci, allevati con cura dai fratelli Jàger. Il bosco, i pascoli, il fiume Magliasina e le montagne fanno da cornice alla piscicoltura di Pura. Un luogo dove ci si immerge in un'atmosfera particolare, caratterizzata dal rumore dell'acqua che scorre e che si butta nelle vasche, oppure dal guizzo delle trote che cercano un po' d'aria o tentano di risalire la corrente.
Dopo tante vicissitudini che hanno contraddistinto il passato dell'attività malcantonese, avviata negli anni Trenta dal padre Jàger, nel 2003 la produzione è ripresa a pieno regime grazie al sostegno della regione Malcantone, del comune di Pura e del Cantone che hanno dato un decisivo appoggio a Oscar Gattoni, il titolare della società e ai fratelli Alessandro e Rodolfo. Il problema maggiore, l'irruenza degli aironi, abili predatori di pesci e vettori di malattie, è stato risolto alla base con la posa di efficienti reti di protezione. Fatto questo, il volatile non ha più infastidito le trote.
L'acqua è un fattore decisivo nella buona riuscita dell'opera e quella della Magliasina ha il vantaggio di essere ben ossigenata e di offrire le condizioni ottimali da marzo fino ad agosto. "Captiamo l'acqua della Magliasina, un fiume le cui temperature d'inverno scendono fin verso un grado e d'estate salgono oltre i diciasette, valore ottimale per l'accrescimento. L'entrata dell'acqua avviene per caduta e dopo essere passata nelle vasche naturali, con fondali d'argilla, riprende il suo percorso verso valle e la foce di Castano" indica Alessandro. Le incognite e gli inconvenienti sono però sempre in agguato: il freddo invernale frena lo sviluppo delle trote, la siccità estiva può provocare carenza d'acqua e
surriscaldamento, creando condizioni delicate per l'insorgere di malattie. Le alluvioni e le forti piogge causano inoltre sovente improvvisi innalzamenti della portata del fiume che obbliga i fratelli Jàger a intervenire tempestivamente per regolare il flusso d'acqua.
La piscicoltura di Pura è in stretta sinergia con la sede di Lostallo, permettendo di affrontare meglio queste problematiche. Nelle vasche mesolcinesi, alimentate con acqua di sorgente che garantisce condizioni e temperature costanti durante tutto l'arco della stagione, si può dunque far fronte a eventuali emergenze e dedicare le vasche alla riproduzione e all'allevamento degli avannotti che cresceranno in seguito a Pura. "La disponibilità di due centri di produzione è molto utile e l'allevamento ha ripreso a pieno regime" spiega Alessandro. "Oggi, sommando i quantitativi di Pura e di Lostallo, possiamo produrre circa sessanta tonnellate di pesce all'anno".
L'altro elemento degno d'attenzione, oltre chiaramente alla pesca e alla vendita del prodotto, è l'alimentazione. L'occhio esperto nota dall'atteggiamento delle trote, da come mangiano e dalla vivacità, il loro stato di salute. Il foraggio
è formato da farine di pesci di produzione biologica, dato che la piscicoltura di Pura può fregiarsi della gemma Bio e la vendita avviene in seguito tramite i due maggiori distributori elvetici. Per rallevamento malcantonese si aggiunge inoltre il Marchio Ticino che garantisce l'origine del prodotto e che si dimostra sempre più un label apprezzato e ricercato.
La vita delle trote è molto lunga se si paragona agli allevamenti di polli. "Dalle uova, agli avannotti, agli adulti di una lunghezza di 25-30 centimetri trascorre un periodo tra un anno e mezzo e i due anni, a seconda del periodo e dall'individuo; l'allevamento avviene interamente da noi" spiega ancora Jàger. Le trote vengono infatti spanciate (eviscerate) a mano e anche la coltura delle uova è un'operazione manuale effettuata dagli abili fratelli malcantonesi.
Una vasca ospita delle trote di dimensioni imponenti: sono le riproduttrici che serviranno per la produzione di uova. La spremitura avviene in gennaio e febbraio, quando alle femmine vengono prelevate le uova che verranno messe in una vasca speciale. A quel punto toccherà ai maschi essere spremuti in modo che lo sperma vada a fecondare le uova. Passeranno quasi due
anni prima che gli avannotti, i "cuccioli" di pesce, diventeranno pesci adulti.
Nei nostri fiumi troviamo soprattutto la Trota fario e nei laghi quella lacustre. Invece, la specie allevata dalla piscicoltura di Pura è la Trota iridea, di origine nordamericana, che si trova in natura in tutta Europa. È un pesce di medie dimensioni
simile alle trote tipiche; rispetto alla fario la forma corporea è più compressa ai lati e più tozza, con la testa più piccola e il muso più ottuso; la bocca è armata di denti sia sulle mascelle sia sul palato e sulla lingua; ha occhi grandi e scaglie molto piccole; la livrea è argentea, macchiettata di nero, con riflessi verdastri sul dorso e un'evidente fascia di colore rosa che corre lungo i fianchi; le pinne, caudale e dorsale, sono completamente picchiettate di nero. Nell'habitat tipico (fiumi pedemontani, torrenti di fondovalle e laghi alpini) può raggiungere la taglia massima di settanta centimetri e sette chilogrammi. A Pura, per chiare ragioni di vendita e di consumo, la crescita si limita però ai classici 250 grammi.
La passione per la fauna ittica ha trattenuto Jàger nel Malcantone dove continua ad allevare con orgoglio e piacere i suoi pesci: "Sono nato e cresciuto accanto alle vasche delle trote, iniziando ad aiutare mio padre. Poi dopo qualche esperienza all'estero ho continuato l'attività assieme a mio fratello" ci confida Alessandro che proprio oggi sta preparando una consegna consistente per la distribuzione. "I quantitativi di vendita dipendono dalla richiesta. Riceviamo l'ordine e procediamo alla pesca e all'eviscerazione". Possiamo dunque essere sicuri che al negozio acquisteremo una trota fresca, pura e locale. Dall'acqua della Magliasina agli scaffali passeranno infatti al massimo 24 ore e, anche grazie al Marchio Ticino, potremo ritrovarla con facilità nei grandi magazzini. "Per pescare, spanciare e imballare mille trote occorrono circa tre ore di lavoro" spiegano i fratelli mentre preparano gli ultimi imballaggi per questa spedizione. Nei periodi di maggior richiesta i due piscicoltori potranno beneficiare di qualche aiuto supplementare per soddisfare le domande in modo efficiente.
Il futuro dell'attività sembra dunque essere ben pianificata, come illustra Gattoni: "Stiamo aumentando gradualmente la nostra produzione, sempre nei limiti imposti dall'agricoltura biologica, che fissa a venti chilogrammi di pesci per ogni metro cubo di acqua, la densità massima consentita; adeguando la produzione alle richieste di mercato intendiamo crescere progressivamente".
Le direttive di BioSuisse prevedono tra l'altro norme sulla riproduzione e l'allevamento, sugli stagni, che vanno accuditi ogni giorno e devono essere provvisti di una possibilità di rifugio. Almeno il 10% della superficie dell'acqua di ogni singolo bacino deve essere permanentemente in ombra e a Pura questo è garantito sia da alberi sia da apposite reti. La qualità dell'acqua è assicurata da periodiche analisi su temperatura, pH, tenore d'ammoniaca e di ossigeno. Quest'ultimo è molto importante per la crescita delle trote. Cascate o torri cribrose poste lungo il percorso d'afflusso dell'acqua permettono di arricchire naturalmente l'acqua del prezioso gas.
Per il fiorente allevamento le numerose direttive sulla produzione biologica non sono un problema gravoso e fanno ormai parte del normale lavoro giornaliero. La pesca è per ora pianificata in tre giorni settimanali, ma calcolando l'interesse crescente per i prodotti locali e stando alle intenzioni della Piscicoltura di Pura, pare scontato che ben presto i fratelli Jàger avranno bisogno di un aiuto per soddisfare la crescente richiesta di trote.
Elia Stampanoni
Agricoltore ticinese, 29 agosto 2008
Pendant ses premières dix années d’activité, le musée n’as pas cessé de croître, devenant ainsi rapidement une composante importante de l’offre culturelle tessinoise. Les modifications de l’espace dédiée aux expositions ont été nombreuses. En particulier, les responsables ont essayé de rendre plus agréable la visite, en exploitant le plus possible les espaces disponibles. Le développement constant des activités du musée a permis d’atteindre le limite structurelle de l’immeuble actuel, empêchant ainsi le développement de ses activités.
Le déplacement du Musée de la pêche dans la Villa Carolina permet de résoudre les problèmes d’espace et de localisation qui se manifestent aujourd’hui. En effet, le nouvel emplacement permet une meilleure liaison avec les flux touristiques et les résidents du village de Caslano, permettant ainsi la création de nouvelles synergies à plusieurs niveaux. Le musée devient ainsi plus visible et accessible, permettant aussi de résoudre la contradiction d’un musée qui se trouve aujourd’hui privé de « son » lac.
Le but du dossier Villa Carolina (disponible en italien et en allemand, format PDF) et de présenter synthétiquement les principaux éléments du projet du nouveau musée de la pêche de Caslano. Il s’agit tout d’abord de décrire les principales caractéristiques du musée et de la Villa Carolina, pour ensuite aborder les questions économiques et de contenu du projet. La faisabilité du projet dépend en large partie des ressources financières qui seront mises à disposition, en évitant un endettement avec des instituts de crédit qui rendrait la gestion du musée très difficile.
In diesen ersten aktiven zehn Jahren gab es einige Änderungen zur Verbesserung der Ausstellung. Um den zur Verfügung stehenden engen Raum optimal zu nutzen wurde der Park mit einbezogen. Das Museum ist quantitativ und qualitativ gewachsen, das ausgestellte Material wurde vervollständigt und gepflegt. Zahlreiche Aktivitäten wurden auch ausserhalb des Museums durchgeführt.
Der aktuelle Sitz des Fischereimuseums erweist sich für ein weiteres aktives Wachstum als ungenügend. Für die Ausstellung wird jeder nur mögliche Platz benutzt, selbst Hausflure und Treppenhaus. Ein geordnetes Ausstellen des Materials ist somit nicht mehr gegeben. Zudem ist der aktuelle Standort des Museums, vom Ortskern Caslano ziemlich entfernt, abseits der öffentlichen Verkehrsmittel weg vom Touristenstrom und den Bewohnern von Caslano.
Das Museum in die Villa Carolina zu verlegen, würde zur Lösung dieser Probleme beitragen, und ergäbe eine Basis zum Wachstum der Ausstellung und zur Verbesserung der Didaktik. Die günstige Lage der Villa Carolina bringt das Museum den Einwohnern und Touristen näher, wäre einfacher zu finden und besser erreichbar. Der direkte Zugang zum See erlaubt zudem den grundsätzlichen Widerspruch des heutigen Standorts, entfernt vom See, zu lösen.
Der Sinn dieses Berichtes ist es die Punkte aufzuzeigen, die für die Verschiebung des Fischereimuseums in die Villa Carolina notwendig machen. Der Bericht gibt vor allem einen Einblick in die Tätigkeiten des Museums und eine Beschreibung der Villa Carolina. Der Umfang und die ökonomischen Aspekte des Projektes werden aufgezeigt.
Il museo della pesca: una realtà regionale importante
La nascita e lo sviluppo del museo
Il Museo della pesca, sezione esterna del Museo del Malcantone, si trova a Caslano. Inaugurato nel 1993, ha occupato gli spazi ricavati in una villetta attorniata da un parco, proprietà del comune di Caslano. L’iniziativa è nata grazie al lavoro di Franco Chiesa e alla collaborazione di Pietro Colombo e Piercarlo Parini.
In questi primi anni di attività il museo si è sviluppato costantemente: nuove sale e nuovi materiali lo hanno arricchito di anno in anno grazie alla disponibilità del Comune di Caslano, dell’Ente turistico del Malcantone e di molti sostenitori e donatori. Il museo è gestito dall’Associazione del Museo del Malcantone, società che si propone di salvaguardare, raccogliere, riunire e valorizzare, quanto ancora rimane del patrimonio storico e culturale della regione del Malcantone. L’Associazione, che conta circa 700 membri e 300 Amici del Museo della Pesca, permette nel caso specifico della sede di Caslano di preservare e valorizzare le tradizioni e le tecniche legate al mondo della pesca tradizionale per la regione.
Attualmente il museo conta circa 5’000 visitatori all’anno. Una parte importante è costituita da classi scolastiche, gruppi di anziani e gruppi di turisti confederati per un totale di circa 70 gruppi per stagione.
Unico nel suo genere
Il contesto nazionale in cui si inserisce l’offerta del Museo della Pesca di Caslano è caratterizzato da un’assenza quasi totale di musei che trattano il tema della pesca. Solo alcune piccole realtà museali si occupano di questo tema:
- Ortsmuseum di Eglisau (ZH), un piccolo museo aperto 2,5 ore al mese che tratta parzialmente il tema legato alla pesca al salmone.
- Seemuseum in der Kornschütte di Kreuzlingen (TG), museo che tratta la storia del paesaggio, delle barche e della pesca sul lago Bodanico.
- Kantonales Fischereimuseum “Mettlen” di Netstal (GL), aperto 2,5 ore al mese e che si occupa di diversi aspetti della pesca.
- Fischereimuseum di Neuhausen am Rheinfall (SH), aperto 3 ore al mese che si occupa della pesca.
- Fischerei-Museum di Zugo, aperto solo su appuntamento.
Il Museo della pesca di Caslano dispone pertanto dell’esposizione più ricca ed interessante a livello nazionale. La valenza del museo è comprovata dall’alta percentuale di confederati che si riscontra tra i visitatori (50%). Anche nella vicina Italia l’offerta espositiva è limitata. Per trovare un museo analogo è infatti necessario andare fino al Museo del Mare di Genova o al Museo della Pesca del lago Trasimeno.
A livello regionale il Malcantone contribuisce in maniera importante alla conservazione e alla valorizzazione delle testimonianze del passato. Ne sono un esempio i percorsi tematici che collegano le numerose testimonianze presenti sul territorio, come il sentiero delle meraviglie tra Novaggio ed Aranno, il sentiero del Castagno che si snoda tra i paesi dell’alto Malcantone, il Sentiero dell’acqua ripensata tra Sessa e Monteggio o ancora il sentiero “Tracce d’uomo” nel comune di Croglio. L’allestimento del Museo della Pesca nell’immobile di Villa Carolina costituisce un’ulteriore occasione per rafforzare l’offerta turistico-culturale della regione.
A livello locale, Villa Carolina si inserisce in un contesto variegato di percorsi didattici di tipo storico-naturalistico. Partendo da Magliaso e seguendo la riva del lago e quindi la sponda destra della Tresa, possiamo infatti trovare, in rapida successione:
- Il sentiero naturalistico di Magliaso, dedicato ai temi dell’acqua e della protezione delle rive in quanto habitat privilegiato.
- Il sentiero lungo il fiume Magliasina tratta differenti temi legati al corso d’acqua, tra i quali il processo che porta a rinaturare il percorso del fiume.
- La foce della Magliasina, un ambiente naturale di pregio.
- Il nucleo di Caslano, uno dei più belli e meglio conservati del Malcantone.
- La sede del Museo della Pesca nella Villa Carolina.
- Il Parco naturale del Monte Caslano: un sito di straordinario interesse naturalistico, inserito da tempo nell’inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali di importanza nazionale.
- La fornace della Torrazza, costruita nei pressi dello Stretto di Lavena nel 1913, preziosa testimonianza di un’attività industriale ormai dimenticata.
- La Via della Vite, inaugurato nel 2006, e il sentiero della Tresa, da tempo allo studio.
- La Peschiera di Sotto a Madonna del Piano, ricostruita grazie alla Regione Malcantone e al Museo della Pesca. Questo intervento intende conservare la memoria di un’attività particolare, la pesca delle anguille, che per secoli ha caratterizzato una parte non secondaria della vita economica e sociale dei villaggi posti nella valle della Tresa.
- Il sentiero Tracce d’Uomo, nel Comune di Croglio.
- Il sentiero didattico dell’Acqua ripensata nei Comuni di Sessa e Monteggio.
Il nuovo Museo
Una posizione strategica
Il cambiamento di sede del museo si rivela interessante e vantaggioso per una serie di ragioni. Dal punto di vista geografico, Villa Carolina è idealmente posizionata nei pressi del nucleo di Caslano e alle sue infrastrutture, in particolare ai mezzi di trasporto pubblici, ai posteggi, ai ristoranti e alla sede dell’Ente turistico del Malcantone. L’immobile si trova inoltre sul sentiero che permette di percorrere le pendici del Monte di Caslano lungo le rive del Ceresio. Nei pressi della villa troviamo anche il percorso che porta alla vetta del Monte Sassalto, un monte riconosciuto per le particolarità geologiche e botaniche.
Bisogna inoltre considerare che l’edificio si affaccia direttamente sul lago, e conta di darsena e riva proprie, affiancate da due tratti di riva pubblica. Il Museo della Pesca si colloca pertanto in quello che è il suo “ambiente naturale”.
L’avvicinamento del museo ai flussi di turisti e residenti permette di aumentare notevolmente la visibilità e l’accessibilità della struttura. Nel contempo la regione e il cantone acquisiscono un nuovo elemento da far valere nella propria offerta turistico-culturale.
Breve storia della Villa Carolina
La proprietà di Villa Carolina, situata in via Meriggi, comprende le parcelle 331 e 332. La toponimia della contrada è “Alle fornaci”, eredità di un passato in cui le attività estrattive sui pendii calcarei del Monte Sassalto erano molto intense.
La villa venne edificata verso la fine ‘800 da Angelo Galli (1860 – 1946), capomastro caslanese che lavorò a Lucerna e dove costruì diversi alberghi e palazzine. Con i guadagni della sua attività di emigrante costruì diverse case nel comune di origine, tra cui Villa Carolina e Villa Ortensia. La Villa Carolina prese il nome dalla moglie, nata Carolina Biasca (1865-1946). Trasferitosi presso Villa Ortensia, Angelo Galli affittò in seguito Villa Carolina ad una terza persona e venne adibita a pensione .
Nel 1945 la villa divenne proprietà di Edoardo Ryf, che ne fece la propria abitazione con annesso il laboratorio di falegnameria. Nel 1973 il patriziato di Lucerna acquistò l’immobile con lo scopo di offrire una possibilità di vacanza ai pensionati della città. Nel 1996 la Villa Carolina era occupata 22 settimane all’anno. Nel 2001 la proprietà passa dalla Bürgergemeinde alla Città di Lucerna. Nel frattempo il numero di settimane in cui la casa era occupata erano calate ad una decina. I motivi di questo calo sono da ricercare nell’aumento di persone bisognose di assistenza, nella difficoltà d’accesso, e alla difficoltà di reperire personale accompagnatore.
Vista la situazione, il consiglio comunale di Lucerna ha accettato la vendita di Villa Carolina, acquistata nel 2003 dal Comune di Caslano.
La nuova sede
L’opera di ristrutturazione che ha permesso il recupero degli spazi si divide in due interventi distinti. Il primo ha agito sulla parte “nuova” dell’edificio, da dove sono stati ricavati, in modo estremamente sobrio, due grandi locali espositivi sovrapposti. La costruzione ex novo del padiglione ha permesso di avere subito a disposizione una struttura funzionale, priva di ostacoli architettonici e di sicuro richiamo.
Il secondo intervento si è concentrato sulla parte “vecchia” della proprietà, composta essenzialmente dall’edificio originale di Villa Carolina. In questo caso i lavori hanno permesso essenzialmente il consolidamento delle strutture e il recupero di alcuni spazi collegati al corpo principale del museo.
I lavori si sono conclusi nel novembre 2009. Nel corso del mese di dicembre si è potuto procedere al trasloco delle collezioni, grazie al supporto e al lavoro della protezione civile Lugano Campagna. Felix Burkard, allestitore apprezzato e di grande esperienza, ha infine condotto i lavori che hanno permesso di realizzare il nuovo allestimento del percorso espositivo.
L’inaugurazione di Villa Carolina
Il 3 giugno 2010 si è tenuta l’inaugurazione ufficiale della nuova sede del Museo della Pesca. Alla manifestazione hanno partecipato diverse centinaia di simpatizzanti, che hanno potuto rinfrescarsi con specialità di lago. Nella parte ufficiale hanno preso la preso la parola il presidente del Museo del Malcantone Gianrico Corti, il sindaco di Caslano Emilio Taiana, il conservatore del museo del Malcantone Bernardino Croci-Maspoli, il direttore del Centro di dialettologia e di etnografia Franco Lurà e il direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport Gabriele Gendotti.
Nella nuova struttura il visitatore accede a spazi più funzionali ed aperti, che rendono la visita più piacevole. L’aumento di superficie dell’intero complesso edificato è notevole: si passa dai 360 m2 della vecchia sede ai 680 m2 disponibili a Villa Carolina.
La filosofia che detta la nuova organizzazione degli spazi espositivi non è quella di cercare unicamente un ricollocamento degli elementi e dei contenuti della vecchia esposizione. Si tratta piuttosto di proporre un allestimento che si sviluppa facendo tesoro dell’esperienza accumulata in questi anni di attività. Lo scopo è di proporre ai visitatori una didattica originale applicata a temi interessanti.
Al piano terra si trovano una sala multimediale e una dedicata alle esposizioni temporanee, spazi polivalenti che possono essere affittati anche da enti o privati cittadini.
Nel grande ambiente al primo piano, una barca da pesca completamente attrezzata costituisce il centro visivo dell’esposizione, attorno al quale ruota il percorso tematico principale, dedicato ai pesci, al loro ambiente e alle tecniche di pesca tradizionali. Si prosegue poi in locali ricavati dalla parte vecchia dell’edificio, dove si parla di pesca sportiva, pesca a mosca e delle peschiere per le anguille sul fiume Tresa.
Completano l’offerta una ricca biblioteca specializzata e un gradevole ambiente di lettura. Alcune postazioni multimediali mettono a disposizione una selezione di materiali audio e video dedicati alla pesca.
Un’attenzione particolare è riservata ai giovani in età scolastica, ai quali viene proposto un apposito spazio didattico dove approfondire in modo sperimentale le conoscenze sull’ambiente ittico.
Rispetto alla vecchia sede, il nuovo percorso permette di migliorare l’aspetto naturalistico della pesca, offrendo di conseguenza una visione più completa. L’aumento di superficie permette inoltre di sviluppare meglio l’aspetto più affascinante e specifico del Museo della pesca di Caslano: la pesca con le reti. In linea con la vocazione etnografica del museo, questo tema ricorda come il lago, oggi percepito solo come supporto per le attività di svago, era in passato un importante mezzo di sostentamento e di trasporto per le comunità insubriche.
La proprietà di Villa Carolina, situata in via Meriggi, comprende le parcelle 331 e 332. La toponimia della contrada è “Alle fornaci”, eredità di un passato in cui le attività estrattive sui pendii calcarei del Monte Sassalto erano molto intense.
La villa venne edificata verso la fine ‘800 da Angelo Galli (1860 – 1946), capomastro caslanese che lavorò a Lucerna e dove costruì diversi alberghi e palazzine. Con i guadagni della sua attività di emigrante costruì diverse case nel comune di origine, tra cui Villa Carolina e Villa Ortensia. La Villa Carolina prese il nome dalla moglie, nata Carolina Biasca (1865-1946). Trasferitosi presso Villa Ortensia, Angelo Galli affittò in seguito Villa Carolina ad una terza persona e venne adibita a pensione.
Nel 1945 la villa divenne proprietà di Edoardo Ryf, che ne fece la propria abitazione con annesso il laboratorio di falegnameria. Nel 1973 il patriziato di Lucerna acquistò l’immobile con lo scopo di offrire una possibilità di vacanza ai pensionati della città. Nel 1996 la Villa Carolina era occupata 22 settimane all’anno. Nel 2001 la proprietà passa dalla Bürgergemeinde alla Città di Lucerna. Nel frattempo il numero di settimane in cui la casa era occupata erano calate ad una decina. I motivi di questo calo sono da ricercare nell’aumento di persone bisognose di assistenza, nella difficoltà d’accesso, e alla difficoltà di reperire personale accompagnatore.
Vista la situazione, il consiglio comunale di Lucerna ha accettato la vendita di Villa Carolina, acquistata nel 2003 dal Comune di Caslano. L'idea di adottare la villa quale nuova sede del museo prende forma e sfocia in un progetto che qualche anno dopo, precisamente ill 3 giugno 2010, data dell'inaugurazione della nuova sede, diventa realtà.
L’accesso alle sale dell’esposizione permanente dovrà contribuire a calare il visitatore nella suggestione dell’ambiente acquatico, sia esso di fiume che di lago. Al primo piano si può giungere attraverso le scale munite di montacarichi per facilitare l'accesso alle persone disabili.
Leggendo tre pannelli informativi (un ricordo del fondatore Franco Chiesa, il ringraziamento agli sponsor, alcune informazioni sul Museo della Pesca e sulle attività del Museo del Malcantone), ci si troverà circondati da una serie di effetti sonori di fondo (acqua corrente, onde del lago, barca mossa a remi, vento) e da immagini in continuo movimento (vari ambienti naturali legati all’acqua, pesci, pescatori, barche da pesca) proiettate su una superficie di 9x4 m da 2-3 beamer.
Queste suggestioni accompagneranno in modo discreto il visitatore durante tutto il percorso all’interno del museo, soprattutto nei due grandi spazi iniziali, pensati per illustrare due temi fondamentali: l’uno a carattere naturalistico, l’altro etnografico.
L’ambiente
Partendo dal presupposto che la pesca deve innanzitutto essere una forma di rapporto con l’ambiente naturale basato sull’amore, sul rispetto e sulla conoscenza, la prima tematica sviluppata dal nuovo Museo della Pesca vuole essere appunto quella ambientale. Acque pulite, rive naturali di fiumi e laghi, equilibrio fra le specie sono nell’interesse di tutti e questa forma di sensibilizzazione sarà un messaggio sostanziale, da trasmettere soprattutto alle giovani generazioni.
Dopo queste considerazioni si introdurrà il visitatore alla scoperta dell’evoluzione dei pesci attraverso una ricca collezione di fossili. Le attuali specie locali imbalsamate, l’illustrazione dei modi di riproduzione e di allevamento completeranno il quadro naturalistico.
Principali materiali previsti: tavola introduttiva con testo trilingue; fossili; evoluzione; pesci imbalsamati; diorama sugli ambienti di vita del pesce (dal torrente di montagna alla foce e al lago); principali animali concorrenti (esemplari imbalsamati di svasso, cormorano, merlo acquaiolo, martin pescatore, airone, tuffetto, biscia d'acqua, lontra); tavole illustrative e materiali sulla riproduzione e sull’allevamento.
La pesca tradizionale di lago
È un tema essenziale per la natura del museo e per l’interesse del visitatore che si aspetta la presentazione in chiave etnografica della pesca tradizionale sui laghi insubrici, Ceresio e Verbano in particolare. Per questo motivo l’ambiente sarà caratterizzato dalla presenza centrale di una barca attrezzata per la pesca, attorno alla quale si troveranno oggetti, fotografie e documenti necessari ad illustrare le tecniche utilizzate e le normative in vigore nel passato.
Principali materiali previsti: tavola introduttiva con testo trilingue; copie di documenti medievali e di statuti locali; tipi di reti utilizzate e relative tecniche; tirlindana, traino; altre tecniche tradizionali: fiocina, fuoco, trappole, …; la conservazione del pesce; illustrazioni dei principali tipi di barche un tempo utilizzate; tecniche per la loro costruzione e materiali impiegati; primi motori in uso sui nostri laghi; gigantografie.
La pesca sportiva
Gli ambienti, le tecniche e i materiali della pesca sportiva nei fiumi, nei laghetti alpini e nei laghi prealpini. Una ricca collezione documenta la particolare tecnica, o meglio “filosofia” della pesca a mosca.
Principali materiali previsti: tavole introduttive con testo trilingue; fotografie degli ambienti; tecniche; materiali: esche, canne, mulinelli; documenti.
Le peschiere per le anguille sul fiume Tresa
Il Museo della Pesca ha progettato la ricostruzione della “Peschiera di Sotto”, in territorio di Croglio; per ora è stato sistemato il Casotto dei pescatori. Si intende conservare la memoria di un’attività particolare, che per secoli ha caratterizzato una parte non secondaria della vita economica e sociale dei villaggi posti nella valle della Tresa. Presso il museo si conserva una ricca documentazione sul tema, che verrà parzialmente esposta assieme a fotografie, strumenti di lavoro e a un plastico.
La pesca nel mito e nella religione
La pesca quale attività primordiale dell’uomo, la sua presenza nella mitologia greco-romana e nelle radici del cristianesimo. Questi temi saranno trattati attraverso una ricca dotazione di materiale archeologico prestato dal Museo nazionale di Zurigo, la donazione numismatica sul tema del pesce di Franco Chiesa e delle riproduzioni in grande formato.
La pesca di frodo
La pesca illegale ha da sempre sollecitato la fantasia dei pescatori. Una curiosa collezione di strumenti di ogni tipo, in parte frutto dei sequestri effettuati dalle autorità cantonali e prestati al museo, accompagna i visitatori verso la fine della visita.
Principali materiali previsti: tavola introduttiva con testo trilingue; la fiocina, il laccio, le mani, il carburo, le guade, cocolo di levante, noce vomica, la calce, la dinamite, l'elettricità, il veleno, lign ad am, l'ancoretta, la balestra, il fucile subacqueo, l’ecoscandaglio, le reti, …; documenti (denunce e multe).
Saletta didattica
Da sempre una particolare attenzione è rivolta all’approfondimento didattico a favore delle scolaresche (visite guidate, corsi di pesca per bambini, consulenza, documentazione, prestito di materiali). Si vuole cogliere l’occasione della nuova costruzione per mettere a disposizione soprattutto dei visitatori più giovani anche un ambiente attrezzato per la ricerca, la documentazione e il gioco su tematiche legate alla pesca, ai pesci e alla protezione dell’ambiente.
Principali materiali previsti: 2/3 postazioni PC con collegamento a siti interessanti; con cd-rom educativi, giochi didattici; materiale per disegnare e colorare; libri e fascicoli didattici; modellino pesce smontabile; poster pesci e uccelli acquatici; costruzione di un pezzo di rete; microscopio per determinare l’età dei pesci e compiere altre osservazioni.
Caffetteria
Uno spazio per il relax e un punto d’incontro non solo per i visitatori del museo.
Principali materiali previsti: 2/3 tavolini; riviste pesca e documentazione sulla regione Malcantone; automatico caffè e bibite.
Sala multimediale
Si pensa di rendere questo ampio locale un ponte di collegamento fra l’esterno e l’interno del museo. Completamente attrezzato dal punto di vista multimendiale (Internet, beamer, lettore VHS e DVD, amplificatore) esso potrà servire per mostrare ai visitatori la documentazione audiovisiva legata alle tematiche trattate dal museo, ma anche ospitare riunioni, incontri o seminari di chi vorrà prendere in affitto la struttura per approfittare della sua dotazione tecnica. La cucina della Villa faciliterà l’organizzazione di aperitivi in sala, mentre le sue dimensioni la possono rendere atta a ospitare anche particolari mostre temporanee.
Rispetto all’esposizione attuale, il nuovo percorso permette di migliorare l’aspetto naturalistico della pesca, offrendo di conseguenza una visione più completa. L’aumento di superficie permette inoltre di sviluppare meglio l’aspetto più affascinante e specifico del Museo della pesca di Caslano: la pesca con le reti. In linea con la vocazione etnografica del museo, questo tema ricorda come il lago, oggi percepito solo come supporto per le attività di svago, era in passato un importante mezzo di sostentamento e di trasporto per le comunità insubriche. Vi sono poi le peschiere della Tresa e gli aspetti naturalistici con la conservazione e la valorizzazione degli ambienti acquatici.
Il Museo della Pesca di Caslano è una realtà museale che dal 1993 ha saputo guadagnarsi uno spazio importante all’interno del panorama culturale cantonale e nazionale.
Grazie all’importante impegno dei responsabili dell’Associazione del Museo del Malcantone questa realtà locale si è infatti guadagnata una considerazione a livello nazionale, divenendo meta prediletta di molti confederati.
I cambiamenti a livello espositivo sono stati numerosi nel corso di questi primi anni di attività. In particolare si è cercato di rendere più agibili gli spazi angusti disponibili, sfruttando nel contempo il parco all’esterno. Il Museo è cresciuto quantitativamente e qualitativamente, curando e completando il materiale esposto e promovendo numerose attività all’esterno della propria sede.
La vecchia sede del Museo manifestava una serie di carenze dovute alla crescita continua delle attività. Gli spazi espositivi sfruttavano tutta la superficie disponibile, corridoi e scale comprese, rendendo difficile un allestimento agevole e coerente del materiale. La localizzazione risultava inoltre decentralizzata rispetto al nucleo di Caslano e rispetto ai mezzi di trasporto pubblici, allontanando la sede dai flussi turistici e dai residenti.
La sistemazione del museo negli spazi ricavati a Villa Carolina permette di risolvere questi problemi, ponendo le basi per un ulteriore sviluppo delle attività espositive e didattiche. La posizione strategica riavvicina il museo ai residenti e ai turisti, rendendolo più visibile ed accessibile.
Nascita e sviluppo delle attività
Il Museo della pesca, sezione esterna del Museo del Malcantone, si trova a Caslano. Sede del museo, inaugurato nel 1993, è una villetta attorniata da un parco, proprietà del comune di Caslano, in via Campagna. L’iniziativa è nata grazie al lavoro di Franco Chiesa e alla collaborazione di Pietro Colombo e Piercarlo Parini, appassionati pescatori.
Il museo è gestito dall’Associazione del Museo del Malcantone, società che si propone di salvaguardare, raccogliere, riunire e valorizzare, quanto ancora rimane del patrimonio storico e culturale della regione del Malcantone. L’associazione permette nel caso specifico della sede di Caslano di preservare e valorizzare le tradizioni e le tecniche legate al mondo della pesca.
Fin dai primi anni di attività il museo si è sviluppato costantemente: nuove sale e nuovi materiali lo hanno arricchito di anno in anno. Questo grazie all’aiuto di molti amici e all’esemplare disponibilità del Comune di Caslano, dell’Ente turistico del Malcantone e di molti sostenitori e donatori. Il museo propone inoltre numerose attività all'esterno della propria sede, come prestito di materiali, oggetti, fotografie o con la propria presenza a fiere e manifestazioni.
Il Museo della Pesca organizza infine due appuntamenti annuali: il primo riguarda la Festa del Museo della Pesca fissata per il giorno di Corpus Domini. Il secondo appuntamento permette di introdurre gli allievi della scuola elementare di Caslano al mondo della pesca.
L'esposizione permanente
L'esposizione permanente comprende diverse centinaia di oggetti ed è distribuita in 7 locali, su due piani.
Nel parco, sono esposte quattro vecchie barche da pesca, tre del Ceresio ed una del Verbano, con la relativa attrezzatura e una spingarda, tipica barca per la caccia degli uccelli acquatici.
Nella prima sala, dedicata al pesce e alla pesca nell'antichità, sono raccolti rari fossili, mentre medaglie, monete e iconografie varie evidenziano i significati simbolici e religiosi che il pesce ha assunto nella storia. Nella vetrina centrale si può ammirare una pregevole serie di reperti archeologici, ami, fiocine e i resti di una rete del neolitico - prestati dal Museo nazionale svizzero.
La sala attigua è dedicata alla cattura delle anguille nelle peschiere della Tresa, un particolare tipo di pesca che per secoli ha rappresentato un'attività di grande importanza economica per molti malcantonesi. Storia e tecnica delle "peschiere", documentate fin dal Quattrocento, sono illustrate mediante documenti, oggetti, fotografie e il modellino in scala di una di queste ingegnose installazioni.
Nella terza sala sono esposti un ricco campionario di reti per la pesca sul lago - le più antiche in seta o cotone - con tutta l'attrezzatura per fabbricarle e ripararle; diversi tipi di pesi e di galleggianti e vari altri attrezzi per la pesca professionale.
Una saletta multimediale al pianterreno offre la possibilità di visionare vari documenti audiovisivi.
Nella successiva sala del piano terra sono presentati esemplari imbalsamati di quasi tutte le specie di pesci del Canton Ticino che popolano fiumi e laghi; un'infinità di esche artificiali e una bella collezione di tirlindane, in legno o in metallo per la pesca al traino.
Nella quinta sala, al primo piano, canne in bambù, mulinelli, esche artificiali di fattura artigianale e una moltitudine di altri oggetti documentano quella che era un tempo la pesca sportiva.
La pesca a mosca è una tipo di pesca particolarmente spettacolare che va sempre più diffondendosi. Questa sala contiene una notevole collezione di esche, canne e mulinelli e illustra le raffinate tecniche utilizzate per la fabbricazione delle canne e delle mosche. Una vetrina è dedicata al "casting", una disciplina sportiva basata sull'abilità nel lancio.
L'ultima sala è dedicata alla piscicoltura: documenti d'archivio, fotografie, pubblicazioni e una vasta gamma di attrezzature documentano l'evoluzione di questa attività e gli sforzi intrapresi dai privati e dall'ente pubblico, per garantire il ripopolamento ittico di fiumi e laghi. Molto altro materiale, fra cui una preziosa raccolta di guade e bertovelli da fiume, è collocata sulle pareti di corridoi e scale.