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Confini d’acqua dal Verbano al Malcantone - opere di Carlo Rapp

Sul tratto di confine tra Italia e Svizzera, dal Verbano lungo la cresta dei monti e la Tresa sino al lago di Lugano, Carlo Rapp ha colto e tradotto in disegni, impressioni che hanno offerto l’occasione per un excursus sulla storia di un limitare, già entrato nella letteratura con Frontiera di Vittorio Sereni.

Perché una mostra di Carlo Rapp a Caslano ?

Lo scorso anno, a dicembre, la città di Luino, per celebrare i vent’anni della scomparsa del loro più famoso concittadino Piero Chiara, ha organizzato a Palazzo Verbania una mostra di Carlo Rapp, amico personale di Piero Chiara e illustratore nelle prime edizioni dei libri del grande scrittore. In collaborazione con l’assessorato alla cultura della città di Luino si ripropone, al Museo della pesca di Caslano, la mostra di Carlo Rapp che illustra e presenta non solo il Verbano ma anche scorci del lago Ceresio,dello Stretto di Lavena, di Caslano e dell’omonima fornace.

Chi è Carlo Rapp ?
Carlo Rapp è nato a Intra da famiglia con ascendenza alsaziane. Compare sulla scena artistica operando a Torino come peintre-verrier dopo un apprendistato trascorso in Francia, Svizzera e Germania. In seguito realizza opere scultoree in bronzo, marmo e pietra, alcune delle quali hanno ottenuto riconoscimenti internazionali. L’artista oggi si dedica, insieme ai maestri fonditori, alla creazione di campane.
Oltre all’esperienza maturata come scenografo del teatro Regio a Torino e al di là delle opere di impegno sociale e religioso Rapp ha trovato nel contatto diretto con gli ambienti del lago la palestra ideale per esprimere le più intime emozioni.
Carlo Rapp dice: il lago è la mia patria, è il luogo dei miei padri, sul lago ho vissuto gli accadimenti più intensi che a qualsiasi uomo prima o poi tocca di vivere … e poi è uno dei luoghi più belli del mondo !

Sul tratto di confine tra Italia e Svizzera, dal Verbano lungo la cresta dei monti e la Tresa sino al lago di Lugano, Carlo Rapp ha colto, e tradotto in disegni, impressioni che offrono l’occasione per un excursus sulla storia di quel, limitare, già entrato nella letteratura con “Frontiera” del poeta luinese Vittorio Sereni.

Un confine colore del lago:
L’opuscolo pubblicato lo scorso anno e dedicato a Carlo Rapp a cura di Sergio Baroli e Pierangelo Frigerio illustra, appunto come dice il titolo, descrivendo tutto quanto il confine ed i lago hanno vissuto nel corso dei millenni:
dalla nascita del confine, ai primi contrabbandi, un baluardo sacrale contro il protestantesimo, la navigazione senza barriere avendo costituito il Verbano, fin dall’antichità, la via di trasporto privilegiata, il sale di Maccagno che testimonia ancora una volta la comunanza di interessi e l’intreccio di affari a cavallo del confine, porti e traffici in funzione di “asse commerciale” di grani, vino e sale, la fioritura di mercati a dipendenza di antichi privilegi tutt’oggi vivi e attivi (Luino),  industriali svizzeri, industriali luinesi, il cammino della Tresa (la Tresa ? o il Tresa ?), Luino – Ponte Tresa ferrovia della belle époque, un confine per la libertà: Svizzera terra d’asilo, da un lago all’altro (la vastità del Verbano, sempre increspata dai venti, lascia il posto a un occhio d’acqua sognante), per terminare con le vie della cultura “il confine non è una barriera che allontana ma, paradossalmente, tramite fecondo di idee e di emozioni”. (Brani tratti dal “confine colore del lago” di Sergio Baroli e Pierangelo Frigerio)

Questa mostra  sta a sottolineare che, oltre alla vicinanza dei territori, esiste una similitudine comportamentale e culturale alla quale non solo il singolo cittadino, ma pure le istituzioni credono  fermamente, lo confermano i molteplici progetti transfrontalieri già attuati o in cantiere.
Questa esposizione vuole essere l’inizio di una futura e proficua collaborazione tra i centri
lacuali del Verbano e del Ceresio.

La mostra sarà inaugurata sabato 2 ottobre, alle ore 16.00, presso il Museo della pesca di Caslano, e rimarrà aperta fino al 30 ottobre.

Inaugurazione della nuova sede del Museo della Pesca a Caslano, Intervento di Gabriele Gendotti

Intervento di Gabriele Gendotti, Consigliere di Stato e Direttore del DECS, Caslano, 3 giugno 2010

Stimato sindaco di Caslano Emilio Taiana,
cari presidente e conservatore del Museo del Malcantone Gianrico Corti e Bernardino Croci Maspoli,
caro direttore del Centro di dialettologia e di etnografia Franco Lurà,
gentili signore, egregi signori,
sono particolarmente lieto di essere stato invitato all’inaugurazione della nuova sede del Museo della Pesca di Caslano. Sono cioè soddisfatto nel vedere che il “Progetto Villa Carolina” è giunto in porto secondo programma, lottando abilmente per superare gli inevitabili scogli di ordine finanziario con i quali ogni progetto – volenti o nolenti – si deve confrontare.
Questo risultato positivo – è il caso di sottolinearlo – si deve essenzialmente al concorso di due componenti fondamentali: da una parte i promotori hanno dato prova di voler fare il passo secondo la gamba, ovvero hanno saputo ridimensionare l’impostazione iniziale, riducendo i costi preventivati; dall’altra il progetto ha beneficiato di un sostegno allargato che, in modi diversi, ha visto Comune, enti, associazioni e anche privati far convergere le forze per la sua realizzazione.
In questo contesto – mi sia concesso dirlo – anche il Cantone ha fatto la propria parte, unitamente al contributo supplementare e straordinario assicurato dal Fondo Lotteria intercantonale proprio per garantire una certa solidità finanziaria.
Tutto ciò ha consentito che si arrivasse alla giornata di oggi, all’inaugurazione festosa di un’infrastruttura che si propone di offrire al pubblico un ulteriore e concreto contributo alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale legato alla pratica della pesca nel nostro Cantone.
Con l’acquisto e la sistemazione – direi particolarmente riuscita – di Villa Carolina, l’Associazione Museo del Malcantone può finalmente disporre di una sede di sua proprietà, ubicata in modo da ottimizzare la visibilità e dotata di spazi adeguati all’attività scientifica e amministrativa che viene svolta.
Il Museo della Pesca conferma e rilancia pertanto il proprio legame con il territorio non solo a livello locale o regionale, ma dell’intero Cantone. Un territorio che vede nei laghi e nei fiumi i suoi attori principali e che permette di riscoprire e ripercorrere la storia della pesca in Ticino, quando questa attività rappresentava un’entrata importante per la sopravvivenza di molte famiglie, fino a diventare un’attività professionale per pochi e un gradevole passatempo per molti.
Dietro a questa lodevole iniziativa orientata alla conservazione della memoria, c’è la storia del Ticino, della sua gente umile che ha sopportato sacrifici che oggi, nella società dei consumi, non sono nemmeno lontanamente immaginabili. È anche la storia di chi ha saputo sviluppare, con pochissimi mezzi a disposizione, un notevole ingegno nello strappare all’acqua le sue prede. Vi si ritrovano tutti i trucchi del mestiere, l’abilità nel tessere e posizionare le reti, le tecniche di pesca, la preparazione delle esche migliori, la creatività per riuscire a tornare a casa con un pescato sufficiente.
D’altra parte anche da noi valeva il vecchio adagio cinese secondo cui “meglio dare una canna da pesca e insegnare a pescare piuttosto che regalare pesce”.
Come direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport penso anche all’importante funzione didattica che il Museo della Pesca assume per le scolaresche che vi fanno visita, dischiudendo ad allieve ed allievi i segreti di un mondo sommerso cui non sempre si presta la dovuta attenzione, come è appunto la straordinaria varietà della nostra fauna ittica
Così come non può essere sottaciuto il richiamo turistico che un Museo della Pesca può esercitare sugli ospiti in visita o di passaggio in Ticino, sulle rive del Ceresio. Anche questo è un biglietto da visita per presentare le peculiarità di un Cantone che ha molte ricchezze di cui parlare.
A chi pensa ai musei come luoghi polverosi ed inutili, a chi li misura unicamente in termini di visitatori, a chi li snobba per quanto conservano ed espongono, il Museo della Pesca di Caslano risponde con una prova di vitalità e modernità delle sue proposte che – ne sono certo – saprà suscitare l’interesse e la curiosità della popolazione.
I promotori di questa iniziativa possono quindi essere giustamente orgogliosi del lavoro svolto. Anche per questa ragione li ringrazio di cuore per l’entusiasmo e la passione che hanno investito in questa impresa. È un nostro preciso compito custodire la nostra memoria storica per poterla rendere accessibile a chi non la conosce, anche perché – lo sappiamo bene – il futuro si può progettare e costruire solo conoscendo il bene passato.
Vi ringrazio per l’attenzione.

Gabriele Gendotti, Consigliere di Stato
Direttore del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport
Repubblica e Cantone Ticino

Doris Leuthard al Museo della Pesca

Visita d'eccezione per il Museo della Pesca, che in occasione dei festeggiamenti del 1.o di agosto ha avuto l'onore di ricevere la visita della presidente della Confederazione Doris Leuthard.

Accompagnata da una piccola delegazione di rappresentanti politici, ha potuto visitare la nuova mostra permanente inaugurata il 3 di giugno di quest'anno. Le hanno fatto da guida il curatore del museo Maurizio Valente ed il conservatore Bernardino Croci-Maspoli.

Sulla passerella della Tresa il gardon «primatista» di passaggi

Identificate venti specie ittiche conosciute, tra cui anche il gambero esotico.

Dal 2007 è in funzione, poco più a sud del ponte doganale di Ponte Tresa, il passaggio per pesci con camera di monitoraggio sul fiume. Eliminato lo sbarramento a Lavena Ponte Tresa grazie alla scala di monta, per completare il corridoio acquatico di collegamento fra i due laghi insubrici rimane da superare l'ostacolo della diga di Creva, ma - come sottolinea l'assessore alla gestione faunistica della provincia di Varese Bruno Specchiarelli - il discorso è avviato e quanto prima si dovrebbe arrivare a proposte concrete. Nel frattempo l'attenzione (dal profilo della ricerca scientifica, della gestione ittica e della divulgazione didattica per scolaresche che possono visionare sul posto l'emigrazione ittica) è rivolta all'impianto che consente di monitorare il passaggio dei pesci, dal fiume al lago e viceversa. Ne hanno riferito Massimo Sartorelli e Gaetano Gentili della Graia srl, nonché Tiziano Putelli dell'UCP. La visione dei filmati registrati da parte di personale specializzato e l'informatizzazione dei dati permettono di identificare con certezza il 99% degli animali transitati, ricavandone informazioni preziose.

In totale, in 410 giorni di funzionamento ottimale dello strumento (da luglio 2007 a fine dicembre, ma non in continuazione), è stato registrato un campione di 21.678 passaggi di pesci appartenenti a 20 specie identificate (più il gambero esotico). Grosso modo il 35% del pesce è in discesa (lagofiume) e il 65% in risalita; nell'aprile 2008 sono stati registrati oltre 5.000 passaggi di gardon. Quest'ultima specie dà il 73% dei passaggi censiti, mentre il 19% spetta al barbo comune che era andato scomparendo nel lago.

Vi sono specie ittiche che si spostano poco o niente (alborella, cagnetta, luccio, trota di lago, pigo, carpa, tinca), altre invece che ballano la... tarantella: il gardon ha registrato 10.620 passaggi in risalita e 5.379 in discesa, il barbo comune 2.626 e 1.487 (i movimenti maggiori nel periodo tardo-primaverile quando la specie si riproduce), il persico trota 240 e 126, il persico 145 e 126, la trota fario 45 passaggi dal fiume al lago. L'anguilla ha segnato una discesa significativa nell'aprile 2009. La famiglia dominante sono i ciprinidi, mentre i salmonidi sono presenti in misura nettamente inferiore.

In tutti i mesi dell'anno c'è un certo via vai, comunque la migrazione dal fiume al lago è determinata dall'alimentazione (60%) e riproduzione (deposizione delle uova, 40%). La notizia più importante è del 24 giugno scorso, quando il sistema di monitoraggio sulla Tresa ha documentato per la prima volta la presenza di una trota marmorata di 35 cm. Indice beneaugurante per gli sforzi profusi a favore del recupero degli ecosistemi acquatici. rai

22/07/2010 Corriere del Ticino

Lo scivolo fa bene al Ceresio. E si ricomincia a pescare.

Lavena Ponte Tresa - «Lo scivolo di risalita sul Tresa funziona alla perfezione. E presto i benefici, oltre che per l'ambiente, arriveranno anche per i pescatori».

Che già, dopo anni di assenza, sono tornati a catturare il “Barbo”, un pesce pregiato che era quasi scomparso dal Ceresio. La conferma in occasione dei festeggiamenti per i risultati raggiunti dallo scivolo di risalita, pensato nel 2007 per “abbattere” le barriere artificiali create sul fiume Tresa, e dalla camera di monitoraggio installata sul passaggio. Si tratta di una telecamera, in funzione 24 ore su 24, che si attiva con il movimento del pesce e che in due anni solari, il 2008 e 2009, ha censito qualcosa come 21 mila passaggi di 20 specie diverse. Più quello dei gamberi. Tra questi i più numerosi sono stati, in assoluto, i Gardon, pesci non autoctoni che però di fatto hanno colonizzato il lago Ceresio, il Barbo, con oltre 4000 passaggi nei due sensi, ma anche trote fario, iridee, persico trota e persici, senza dimenticare le anguille. C'è poi da registrare il transito da grande festa, il 24 e 25 giugno scorsi, di una trota mormorata lunga circa 30-35 centimetri, che ormai era scomparsa dal Ceresio.


«Ora l'obiettivo – dice l'assessore provinciale all'agricoltura, Bruno Specchiarelli – è creare una sorta di autostrada del mare per i nostri pesci. Dal Ceresio, al Maggiore, passando per il Ticino fino all'Adriatico via Po». Proprio in questo contesto si inserisce il progetto di un vero e proprio ascensore per pesci alla diga Enel di Creva di Luino. Opera dal costo di un milione di euro circa per la quale Specchiarelli è impegnato a cercare finanziamenti. «Siamo in corsa per un bando Cariplo – ammette – e ci stiamo dando da fare anche su altri versanti». Perché questo vorrebbe dire completare il corridoio di migrazione e riproduzione. Con evidenti vantaggi per l'ambiente e la pesca. Senza dimenticare l'aspetto didattico.

 
Fonte: www.laprovinciadivarese.it

La trota marmorata è tornata

A fine giugno è stato rilevato un esemplare di 30-35 centimetri nel fiume Ticino. La specie era considerata praticamente estinta in Ticino.
La trota marmorata è riapparsa in Ticino, dopo i ripopolamenti degli ultimi anni. Il 24 e 25 giugno scorsi, infatti, il sistema di monitoraggio del passaggio per pesci sul fiume Tresa in prossimità del lago Ceresio a Lavena Ponte Tresa ne ha documentato per la prima volta la presenza, rilevando il transito di un esemplare di circa 30-35 cm. L’Ufficio della caccia e della pesca del Dipartimento del territorio, in una nota stampa, sottolinea l’importanza del ritorno di questa specie, avvenuto in concomitanza dell’Anno internazionale della biodiversità grazie agli sforzi profusi nel progetto per la reintroduzione della trota marmorata e, più in generale, a favore del recupero degli ecosistemi acquatici.

Il passaggio per i pesci e la camera di monitoraggio sul fiume Tresa a Lavena Ponte Tresa erano stati inaugurati nel 2007, e ad oggi resta solo da costruire il passaggio alla diga di Creva, per concretizzare il collegamento dal punto di vista ittico tra i due grandi laghi ticinesi Verbano e Ceresio. L’impianto era stato costruito nell’ambito di un progetto Interreg, con l’obiettivo di recuperare e conservare nel bacino del fiume Ticino la trota marmorata, una specie che qualche anno fa era considerata praticamente estinta in Ticino e nei Grigioni. L’intervento, promosso con il sostegno del Ticino, dei Grigioni, della Confederazione e di diverse Province italiane, ha creato le premesse per la reintroduzione della trota marmorata.

Dal punto di vista dell’habitat acquatico, sono state identificate le discontinuità alla libera migrazione ittica nei principali corsi d’acqua interessati, con l’analisi dei possibili interventi di risanamento e la concretizzazione di questo primo passaggio per pesci sulla Tresa. I punti cardine del progetto di recupero di questa specie ittica autoctona sono costituiti, infatti, sia dalla maggiore mobilità lungo corsi d’acqua più naturali, per favorirne la riproduzione; sia dal sostegno al recupero della specie, tramite i ripopolamenti mirati.

Ticinonews.ch, 16.07.2010

Villa Carolina, nuova veste per il Museo anche su Internet

Lo scorso 3 di giugno il Museo della Pesca di Caslano ha inaugurato la nuova sede in riva al lago. La novità ha incitato i responsabili dell'associazione a rilanciare e consolidare la propria presenza nella rete virtuale.

Il sito www.museodellapesca.ch è attivo da diversi anni, per la precisione dal 2003. In questi anni la presenza in rete ha facilitato i contatti con persone ed organizzazioni attive nell'ambito della pesca e nello studio degli apetti naturalistici degli ecosistemi lacustri e fluviali. L'interesse nei confronti di questo mezzo di comunicazione è stato subito significativo ed ha raggiunto negli ultimi mesi nuovi ed importanti traguardi. Nel corso del mese di maggio 2010 è stato registrato il massimo numero di accessi da quando è operativo il sito: 11'935 visite, per un totale di 89'386 pagine consultate.

L'interesse da parte degli utenti è dunque grande e per migliorare ulteriormente l'offerta in questo settore si è deciso di rinnovare la forma e i contenuti. Tra gli obbiettivi della nuova interfaccia c'e' anche l'interazione con il visitatore. E' ora possibile inviare le proprie immagini che ritraggono le catture più spettacolari, commentare le pagine che presentano alcune ricette curiose, lasciare i commenti sul libro d'oro e aderire alla "comunità" del museo.

 


Villa Carolina

 

A Brusino la culla delle alborelle

Nel lago Ceresio sono stati immessi larve e pesciolini a migliaia

Sta producendo buoni risultati il progetto lanciato anni fa per il recupero dell'alborella: entro la fine di questo mese verranno liberati nel lago altri 60 mila pesciolini

È in piena fase di attuazione il progetto di recupero dell'alborella nel lago Ceresio, partito anni fa su mandato della Commissione italosvizzera per la pesca e dell'Ufficio cantonale caccia e pesca (UCP). Quest'anno, grazie anche alla disponibilità dell'Amministrazione provinciale di Como, in primavera si è potuto incrementare lo stock di riproduttori di alborelle, stabulandole in seguito nelle vasche all'incubatoio di Brusino Arsizio, gestito dall'Associazione pescatori con reti (Assoreti).
L'operazione sta proseguendo in modo ottimale, come conferma Ezio Merlo . Per la verità, ad aprile e maggio - a causa del freddo e del tempo inclemente - l'acqua nell'impianto risultava molto fredda, il che ha ritardato notevolmente la deposizione delle uova sui letti di frega preparati nelle vasche dell'incubatoio.
Nelle ultime settimane, grazie ad ottimali condizioni atmosferiche, la temperatura dell'acqua è salita sino a 15-18 gradi, per cui - come madre natura comanda - le alborelle hanno cominciato a deporre le uova sulla ghiaia appositamente preparata. Uova che sono state di seguito portate all'interno dello stabile. Nei giorni scorsi, dopo le nascite si è cominciato ad immettere le larve e gli avannotti nel lago, precisamente nel bacino sud, in zona Pojana, avendo provveduto precedentemente a posare - grazie alla preziosa collaborazione della ditta Eco 2000 di Riva San Vitale - numerose fascine, così da creare per i minuscoli pesciolini argentei un appropriato rifugio, al sicuro dalla predazione da parte di diverse specie ittiche. Pertanto, la raccomandazione a bagnanti, pescatori e possessori di barche è di non invadere la zona occupata da queste fascinate, in modo tale da permettere agli avannotti di ambientarsi e crescere.
Da segnalare, aggiunge Merlo, responsabile dell'incubatoio di Brusino Arsizio in collaborazione con Elio Polli, che in questi ultimi tre anni si è potuto perfezionare la tecnica di riproduzione in cattività dell'alborella, tanto è vero che - a partire da quest'anno - si è rinunciato a richiedere contributi alla Confederazione e al Cantone, nonché la consulenza da parte di Studio Blu Progetti di Lugano durante le varie fasi di schiusa e di allevamento. Di conseguenza, da adesso in poi la tecnica per ottenere avannotti di alborella rientra nella routine di operatività dell'incubatoio di Brusino.
In un momento in cui il gardon registra una sensibile flessione, sembra non soltanto auspicabile ma addirittura necessario concentrare gli sforzi per il recupero dell'alborella. Certo, si è coscienti che i tentativi sin qui effettuati sono assai modesti rispetto alla capienza del lago e a quanto si dovrebbe fare per ripopolamenti massicci, tuttavia è anche vero che lo sforzo cresce di anno in anno: basti dire che in queste settimane sono stati liberati circa 40.000 fra larve ed avannotti, mentre nelle settimane prossime (entro fine luglio) si potranno immettere almeno ancora altri 60.000 pesciolini.
Sempre con la speranza che, un giorno o l'altro, l'alborella possa fare il suo rientro nel lago di Lugano.
rai

13/07/2010 Corriere del Ticino

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